Capitolo 48

 

Mi svegliai quando percepii Leo sciogliersi dal mio abbraccio e provare a scendere dal letto, istintivamente, mi mossi per cercare il suo corpo nell’oscurità più fitta e mi cinsi alla sua vita, cercando di fermarlo.

«Ehi,» esclamò sorpreso, carezzandomi piano la nuca, «è notte fonda, torna a dormire.»

Scossi violentemente la testa e feci forza sulle braccia per tirarlo giù, così da fargli capire che lo volevo accanto a me. Lui ridacchiò e si abbassò per baciarmi i capelli.

«Devo solo fare una cosa, non esco nemmeno dalla stanza, tranquilla.»

Controvoglia lo lasciai andare, afferrando però il suo cuscino e stringendomelo al petto, così da poter inspirare il suo odore mentre stavo distesa tra le lenzuola ancora calde di lui.

Lo sentii spostare qualcosa di estremamente pesante, ma non avevo la forza per aprire gli occhi e controllare cosa stesse facendo, il rumore però era molto vicino alla mia testa, quindi anche con la mente che lavorava a rilento a causa della sonnolenza e degli stralci della malattia, capii che stava bloccando il passaggio segreto. Dopo, lo sentii allontanarsi verso la porta e il mio intero corpo si tese quando udii il legno cigolare, temendo che volesse uscire; aprii di scatto gli occhi, pronta a balzare giù dal letto.

«Spero tu abbia un valido motivo per farmi salire fin quassù a quest’ora.»

La voce leggermente irritata di Stevenson mi fece bloccare, strizzai gli occhi nell’oscurità cercando invano di mettere a fuoco le sagome dei due uomini.

«È qui.» Leo ringhiò quelle parole con tono assassino, sputandole quasi in faccia al maggiordomo che sembrò riflettere per qualche istante sulle sue parole.

«Ne sei sicuro?»

«Desdemona l’ha sentito!»

Stevenson sbuffò sullo stipite, in modo quasi impercettibile.

«Come fai a dire che fosse proprio lui? Senza offesa per i tuoi ospiti, ma lo sai bene che, al momento, c’è più di un pazzo maniaco sotto questo tetto.»

Vidi la sagoma di Leo passarsi nervosamente una mano tra i corti capelli.

«È già successo, James. Desdemona dice di aver visto qualcuno nel bosco prima che la trovassi io.»

Il maggiordomo grugnì flebilmente.

«Cionondimeno,» sottolineò con enfasi tentando di far ragionare Leo, «anche se nel primo caso si fosse trattato del nostro uomo, non è detto che lo sia anche adesso.»

Leo sibilò esasperato e fece un gesto stizzito con la mano.

«Come può non esserlo?» scattò, la voce leggermente più alta e adirata, «È evidente che ha messo gli occhi su Desdemona e non sarà soddisfatto finché non l’avrà fatta fuori, come tutte le altre!»

«E se ti stessi sbagliando?» ribatté duramente l’altro uomo. «Vuoi commettere di nuovo gli stessi errori del passato, Leo? Vuoi macchiarti di altro sangue innocente?»

Leo inspirò, come se avesse ricevuto un pugno in pieno petto.

«La vita di Desdemona è in pericolo,» sibilò con voce tremante, sempre più in difficoltà a trattenersi.

«E noi la proteggeremo, come abbiamo sempre fatto,» rispose Stevenson tranquillo. «Ma sono il tuo migliore amico, Leo e, oltre quello, il tuo braccio destro. Non posso permetterti di fare altre sciocchezze dettate dall’impulsività o dalla rabbia, se hai dei sospetti, bene, dirò agli altri di tenere gli occhi aperti e di indagare fintanto che gli ospiti si trovano qui, ma ti prego,» la sua voce divenne quasi supplichevole, «non commettere gesti avventati, Desdemona è qui, è al sicuro e continuerà a esserlo finché avremo vita.»

La mia presa si serrò maggiormente attorno al cuscino sentendo quelle parole, i miei occhi si appannarono e senza riflettere, scesi dal letto per raggiungere i due uomini.

Leo, senza nemmeno voltarsi nella mia direzione, mi tese un braccio che afferrai immediatamente, lasciandomi trascinare al suo fianco.

«Grazie,» mormorai roca rivolgendomi a entrambi, guardando nell’oscurità prima il profilo di Leo poi il volto di Stevenson dai lineamenti quasi indistinguibili.

«Non devi ringraziarci,» rispose il maggiordomo, il suo tono era gentile, «è così che ci si comporta in una famiglia, ci si protegge a vicenda.»

Sussultai, guardando alternativamente i due uomini con il nodo alla gola che diventava sempre più doloroso. Un membro della famiglia? Era così che Stevenson e gli altri mi consideravano?

«Non so che dire,» ammisi con sincerità stringendomi di più al fianco di Leo in cerca di supporto, «ma sento che devo ringraziarvi comunque.»

Stevenson sbuffò divertito e scrollò le spalle.

«Se non c’è altro, andrei, ho affari urgenti che mi attendono.»

Leo lo congedò e l’uomo scese rapidamente la rampa di scale, sparendo alla nostra vista. Solo dopo che fu andato via mi chiesi distrattamente cosa dovesse fare di così urgente nel cuore della notte, ma Leo mi distrasse da quei pensieri chiudendo a chiave la porta e chinandosi per prendermi in collo, riconducendomi verso il letto.

«Ho bloccato il passaggio.» Mi fece notare riadagiandomi tra le coperte. «Così potremo dormire tranquilli.»

Annuii, aspettando che anche lui si sistemasse tra le coperte per potermi avvicinare al suo corpo.

«Domattina farò chiudere anche il tuo passaggio,» decretò serio trascinandomi verso di lui con una mano, in modo che i nostri corpi si potessero toccare, «così potrai tornare a dormire serenamente anche in camera tua.»

Mi bloccai, sollevando lo sguardo su di lui, la freddezza e la lontananza di quegli ultimi giorni tornarono prepotentemente a invadermi.

«Non posso stare qui?» chiesi nonostante sapessi bene che la mia era una domanda sciocca, avevo bisogno di sentire la sua risposta. Lui scosse la testa, severo.

«No, ci sono troppe persone in casa, non possiamo rischiare e ho bisogno di riflettere.»

Strinsi i pungi attorno alla sua camicia scura, il panico che mi investiva come una secchiata d’acqua gelida, lasciandomi senza fiato.

«Riflettere su cosa?»

Sospirò, massaggiandosi con la mano libera la radice del naso.

«Su di te, di me, su quello che stiamo facendo.»

Qualcosa in me scattò, lo spinsi sul materasso e gli saltai a sedere sullo stomaco puntandogli un indice accusatore contro il mento.

«No,» esclamai con furia, «non ti tirerai indietro, non adesso.» Le lacrime che non avevo versato prima iniziarono a scorrere proprio in quel momento, tirai sul col naso, continuando a fissarlo truce. «Non dopo che mi hai sedotta in ogni modo possibile! Mi hai regalato un collare, mi hai chiesto se fossi pronta sul serio per questa vita e adesso vorresti essere tu a tirarti indietro?»

Lui ridacchiò, le sue mani mi circondarono il volto, asciugandolo dalle lacrime.

«Calmati, piccola,» mi redarguì dolcemente, «non intendevo quello, anche se ammetto di adorare il tuo impeto.»

Abbozzai un mezzo sorriso, calmandomi quanto bastava per smettere di piangere.

«Non starmi lontano,» lo supplicai scivolando sul suo corpo e poggiando il volto nell’incavo della sua spalla, «è così doloroso.»

Mi sembrava di essere tornata a quel primo terrificante periodo in cui aveva finto che io non esistessi, che tra di noi non ci fosse mai stato nulla. Allora aveva fatto male, ma in quel momento era quasi straziante.

«Pur tuttavia devo farlo, ho bisogno di riflettere su come poter risolvere questo problema, ma standoti accanto riesco solo a pensare a metodi sempre più sconvenienti per spogliarti e affondare in te.»

Avvampai strusciando il volto contro il suo collo.

«Anche tu mi distrai,» risposi, «ma non possiamo parlarne assieme? Non possiamo trovare una soluzione insieme? So che hai difficoltà a fidarti di me, dopo… dopo quello che è successo l’ultima volta.» Sollevai il capo per poterlo guardare in volto. «Cosa posso fare per dimostrarti che puoi fidarti? Che sono seriamente intenzionata a migliorare, anche se ogni tanto mi capiterà ancora di fare qualche strafalcione?»

La sua mano mi accarezzò la tempia languidamente.

«Sai, il mio primo istinto è stato quello di punirti per essere nuovamente scappata,» iniziò con tono quasi distratto, «ma poi mi è stato fatto notare che forse il problema in parte potrei essere anche io.»

Aprii la bocca, stupita, quindi anche lui aveva avuto una conversazione simile alla mia con Stevenson? Mi domandai quanto sapesse quell’uomo sul nostro conto in realtà.

«In un rapporto come il nostro la fiducia è tutto, è quasi più importante dell’amore,» iniziò a spiegare senza smettere di coccolarmi. «Quando questa viene a mancare, è la fine. Tu devi fidarti ciecamente di me in qualsiasi situazione, così come io devo potermi fidare sempre di te.» Sorrise mestamente, sollevando il capo per sfiorarmi la guancia col le labbra. «Ma questo anche al di fuori del nostro mondo,» continuò tornando a fissarmi, «ho bisogno di sapere che se hai un problema, un qualsiasi turbamento, è da me che correresti per cercare aiuto, devo essere io il tuo rifugio sicuro.»

La dolce carezza della sua mano divenne una solida presa, il suo occhio anche nella fioca luce lunare prese a brillare intensamente.

«Se c’è qualcosa che ti tormenta, devi dirlo a me. Se ti serve conforto, devi venire da me.»

Allungai le mani per circondargli il volto, abbassandomi su di lui.

«Anche tu,» risposi guardandolo con serietà. «Hai detto che deve essere fiducia reciproca, e io voglio che anche tu faccia queste cose con me. Se vuoi che mi fidi ciecamente di te, non voglio più nessun segreto tra di noi: se ti faccio una domanda, voglio che tu mi risponda con sincerità, niente più mezze verità o risposte criptiche.»

La mano attorno alla mia nuca mi attirò a lui con brutalità, facendo scontrare le nostre bocche.

Gememmo all’unisono, entrambi affamati di quel bacio. La sua lingua entrò prepotentemente dentro la mia bocca leccandomi e carezzandomi, mi mossi per arrivare più vicina a lui strusciandomi sul suo corpo. Carezzai con mano lieve i corti e ispidi peli della sua barba che mi pungevano le guance, una sensazione tanto bella da farmi perdere la testa, chiusi le labbra attorno alla sua lingua, succhiandola avidamente, sentendo in bocca il suo sapore, la sua saliva mischiata alla mia. Ringhiò ribaltandomi sul letto e spalancandomi le gambe, sollevandole in aria per sistemarsi meglio in mezzo e riuscire a sfilarmi l’intimo senza troppi problemi. Con la lingua tracciai i contorni delle sue magnifiche labbra mentre lo sentivo armeggiare frenetico con l’apertura dei suoi pantaloni. In quel momento, sollevò l’occhio totalmente dilatato su di me e, esattamente come tanto tempo prima, per qualche motivo, mi venne naturale paragonarlo ad Ade, il Re dell’Oltretomba. Immersi com’eravamo nell’oscurità, per la mia mente fu ancora più facile immaginarlo come quel Dio freddo e solitario e sostituire me con la sua candida e innocente sposa, quel paragone mi fece rabbrividire di piacere.

«Mi farai impazzire,» ringhiò spingendosi in me in un unico affondo animalesco, che mi fece inarcare contro di lui e gemere di puro piacere.

«Guardati,» ansimò infilando una mano sotto la mia camiciola per palparmi rudemente un seno, «gemi come una cagna in calore.»

Mi strinse un capezzolo nello stesso istante in cui assestava un violento colpo col bacino, urlai estasiata stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi.

«Ti piace proprio essere scopata furiosamente, vero?» chiese a un soffio dal mio capezzolo ancora libero, prima di prenderlo in bocca da sopra la stoffa e morderlo.

«Sì!» gemetti muovendo con frenesia il bacino per andare incontro alle sue spinte sempre più crudeli. Il suo membro scavava la mia carne con violenza, la sua mano e la sua bocca tormentavano i miei capezzoli duri e sensibili senza darmi un istante di tregua.

Non durammo molto, in pochi istanti mi strinsi convulsamente attorno a lui gemendo il suo nome mentre pompava incessantemente nel mio corpo e, quando anche lui venne, lo fece come sempre piantandosi a fondo dentro di me.

Cadde ansante su di me togliendomi quel poco di fiato che mi era rimasto, ma non mi importava, adoravo sentirlo su di me, dentro di me.

«Mi piace discutere con te,» biascicai senza fiato, sentendo i nostri cuori battere freneticamente quasi all’unisono.

La sua risata divertita rimbombò in tutto il mio corpo e dopo qualche istante, uscì cautamente da me distendendosi al mio fianco, circondandomi con le braccia per tenermi più vicina.

«Anche a me,» dichiarò baciandomi teneramente. Mugolai felice rispondendo al bacio e sentendo i miei capezzoli ancora sensibili sfregare contro la stoffa e il suo torace caldo. Gemetti stringendo le gambe e percepii il suo seme scivolarmi sulle cosce. Una piccola parte di me si chiese come fosse possibile che dopo tutto quel tempo non fossi ancora rimasta incinta. Il pensiero che poteva significare che ci fosse qualcosa che non andava in me, mi rabbuiò tremendamente.

«Ci ho pensato,» esordì Leo, strappandomi dai miei cupi pensieri e riportandomi al presente, lo fissai sbattendo le palpebre, lui sorrise ghignante. «Mi hai chiesto cosa potresti fare per dimostrarmi che vuoi davvero impegnarti… ma per quante cose possa chiederti, sono dell’idea che, per metterti davvero alla prova, io debba chiederti qualcosa che ti spinga a superare quel limite che fa attivare la parte di te che agisce irrazionalmente.»

Annuii molto lentamente, temendo le parole che sarebbero seguite, la mia mente, subito pronta a sabotarmi, mi mostrò immagini terrificanti di possibili modi in cui quella conversazione sarebbe potuta andare a finire.

«Quindi,» continuò tenendomi saldamente stretta a sé, «questa cosa ti farà stare male, ti scatenerà tutto il panico e il terrore che normalmente ti spinge ad allontanarti da me.»

Il respiro accelerò così come i battiti del mio cuore, gli circondai il volto con dita tremanti sentendo il disperato bisogno di un contatto.

«Se accetti,» disse con tono sempre più serio e tetro, «anche in quel momento dovrai obbedirmi, soprattutto in quel momento, dovrai affidarti a me, dovrai fidarti

Trattenni il fiato, determinata a non lasciarmi sconfiggere dalle mie paure, non quella volta.

«Cosa vuoi che faccia?»

Sorrise, un sorriso crudele e tremendamente affascinante.

«Voglio che tu dica di noi a tua madre.»

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Commenti

  1. E se l'assassino fosse Stevenson?

    Detto questo, non vedo l'ora di vedere la madre di Desdemona svenire per la notizia 😂😂
    Ma quanto piace a Leo fare il superuomo? 😂😂😂

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    Risposte
    1. Mi accorgo solo ora che il commento che ti avevo lasciato la settimana scorsa non è stato registrato =_=' bene così!

      Comunque, riscrivo, interessante supposizione la tua e Leo a d o r a fare il granduomo 🤣

      Elimina

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