Prologo

 

Il bosco è vivo, brillante, rumoroso.

Una lieve brezza accarezza le chiome degli alberi illuminate dal caldo sole estivo, i cui raggi si riflettono dolcemente su uno specchio d'acqua. Gli animali corrono, cantano, cacciano, ignari che tra loro si nasconde un predatore ben più grosso e crudele di tutti loro.

Sam è immobile, gli occhi chiusi, acquattato tra i bassi cespugli che costeggiano il rustico sentiero di terra battuta. Aspetta la sua preda.

È trascorso molto tempo da quando gli è stato permesso di uscire per soddisfare la sua fame ma, adesso che è libero, sa che godrà di ogni istante. Se la prenderà comoda, banchetterà con la sua preda e la farà sua, solo così placherà il bisogno che sente nello stomaco, solo così potrà tornare di nuovo a casa, a riposare.

Ascolta i rumori attorno a sé, calmo e attento, la mano ben stretta all’elsa del suo fidato coltello che ha affilato personalmente per l'occasione. Come ogni volta.

Dei passi lievi catturano la sua attenzione. Sam spalanca gli occhi e li punta sulla strada, sa che è solo questione di istanti prima che l'ignara vittima svolti la sinuosa curva del sentiero, apparendo alla sua vista.

Inspira, annusa il pungente profumo delle foglie vive che lo circondano, della terra bagnata dal ruscello poco distante, dei fiori che puntellano il terreno.

Conosce quelle terre come fossero le sue tasche, sa che potrebbe percorrerle anche a occhi chiusi senza alcuna incertezza.

I passi si fanno più vicini e Sam volta lo sguardo, puntandolo sulla figura minuta che si sta ora avvicinando.

La sua preda.

Avanza tranquilla lei, col modesto abitino slacciato sfacciatamente sul davanti a causa del caldo, lasciando quasi scoperto il seno ancora acerbo. Le sue guance paffute sono arrossate e alcuni ciuffi biondi le si sono incollati alla fronte.

Fischietta un motivetto mentre procede serenamente verso il ruscello per trovare un po' di conforto da quella calura; Sam la scruta immobile, l'impugnatura del suo coltello sembra rovente più dello stesso sole. Osserva le curve nascoste malamente dall'abito rammendato, i dolci e ingenui occhi, troppo grandi per quel viso, e la fame lo azzanna senza pietà allo stomaco, facendolo quasi annaspare. Ha bisogno di quella piccola dolce creatura, deve averla, deve farla sua prima che possa diventare pericolosa. Prima che possa corrompere il suo corpo. Di nuovo.

Accarezza sovrappensiero il legno scuro del suo lucente coltello, mentre continua a spiare la giovane, che è ormai arrivata al ruscello e vi sta immergendo le mani.

Sam aspetta il momento opportuno prima di uscire dal suo nascondiglio e, quando lo fa, i suoi passi sono così silenziosi che lei non si accorge di nulla. È abituato a muoversi senza fare rumore, è nato per sottrarsi allo sguardo, per nascondersi, per rimanere al sicuro. La fame lo graffia senza pietà, facendolo sanguinare dall'interno, ma sa che è solo questione di istanti, poiché più si avvicina alla giovane, più sente il sollievo invaderlo.

Quel giorno, finalmente, la farà sua.

Dopo aver trascorso così tanto tempo a osservarla da lontano. Dopo aver imparato indirettamente così tante cose su di lei. Dopo averla sentita ridere e cantare. Finalmente, adesso tocca a Sam agire, finalmente è libero di farne ciò che più desidera.

Infine, la fame prende il sopravvento.

Sam le arriva alle spalle e i loro occhi si incontrano nel riflesso dell'acqua.

Lei pare stupita di trovarlo lì, tuttavia non ne è spaventata. Sul suo volto aleggia una vaga sorpresa mista a una punta di sincera gioia nel vederlo.

Del tutto ignara della verità.

Eppure nessuno la conosce, nessuno, solo Beatrice.

Una punta di tristezza gli perfora dolorosamente il cuore al ricordo di quel nome, ma si impone di non pensarci. Più tardi avrà tempo per lasciarsi andare ai ricordi, quando la fame sarà stata soddisfatta, facendolo tornare sereno nella sua piccola stanza buia, con la sola compagnia delle sue memorie e i trofei di caccia.

Lo sguardo della giovane preda si è fatto perplesso e leggermente intimorito, ma è solo quando Sam smuove il coltello, facendone brillare la lama anche nella superficie del ruscello, che finalmente comprende cosa le succederà.

Col volto distorto in un’espressione di puro terrore, la ragazza prova a voltarsi per tentare in qualche modo di difendersi, di spingerlo via e scappare, ma troppi anni la separano dall’esperienza di Sam. C’è troppa disparità.

La lama affonda facilmente nel suo soffice petto roseo e Sam geme in estasi sentendo la carne cedere sotto il suo affondo, vedendo il sangue zampillare dalla profonda ferita,  divertito nel sentire le piccole mani della sua tentatrice afferrargli debolmente il polso, in un ultimo disperato tentativo di toglierselo di dosso.

La ragazzina rilascia un gemito di puro dolore che rimbalza tra gli alberi, disperdendosi nel niente. Nessuno accorrerà in suo soccorso e lo sanno entrambi.

Sam ha immaginato per mesi quella scena, ha sorvegliato e ha aspettato il momento propizio, così da poter placare finalmente la fame e rimuovere un altro pericolo dalla sua vita.

Tiene ben saldo il coltello mentre guarda con crescente gioia il colore sparire dalle morbide guance di lei, mentre osserva quegli occhi spegnersi. Ama quel momento più di ogni altro, perché è l’unico in cui si sente veramente se stesso, in cui la fame si placa nella maniera più totale e soddisfacente possibile. Il momento in cui riesce a trovare la pace. Adorerebbe ancor di più poter prolungare quegli istanti in eterno, se potesse passare giorni, settimane o, perché no, mesi a bivaccare con una delle sue amate prede.

A strapparle brandelli di carne e interi arti dal corpo, e a osservarla perdere sempre più il senno, fino all’esalazione dell’ultimo respiro. Ma Sam sa che è impossibile, non potrà mai godere di un simile lusso, e quindi deve farsi bastare quegli sporadici ma deliziosi istanti di piacere nella sua oscura esistenza.

Il corpo di lei giace ora privo di vita sulla sponda di quel ruscello.

Sam estrae delicatamente il coltello dalle sue carni e la osserva a lungo per un’ultima volta, prima di mettersi all’opera.

Le sfila via il logoro vestitino e lo ripiega con cura poggiandolo accanto ai suoi abiti di ricambio, poi rapido e silenzioso, si mette alla ricerca di una pietra grande abbastanza da aiutarlo nel suo lavoro.

Quando ne ha trovata una che lo soddisfi, torna verso il cadavere nudo e, lentamente, inizia a reciderne gli arti. Affonda nuovamente il coltello nelle carni, tagliandola come fosse un qualsiasi pezzo di carne ben arrostito. Usa la roccia per spaccare le ossa facendo schizzare il sangue fino ai capelli. Stacca una gamba e poi l’altra, senza mai azzardarsi a guardarle le piccole pieghe tra le gambe. Sa che non deve farlo perché, altrimenti, lo aspetterebbero di nuovo le urla, le percosse, la morte. Lui ci è nato in quell’orrore e ha giurato che non avrebbe più permesso a nessuno di riportarcelo. Nemmeno alle dolci ragazzine che tanto gentilmente lo salutavano, che tanto spontaneamente gli diventavano amiche. I loro corpi dovevano sparire, prima che fosse troppo tardi.

Affonda nuovamente il coltello con rinnovato vigore, fa sua quella preda in maniera totale e definitiva, la penetra con la lama come a volerla possedere sessualmente, diventando il solo e unico per lei.

Finito il lavoro, si solleva e getta con vigore la pietra nel ruscello, le acque per un istante si tingono di rosa in quel punto, prima che la corrente cancelli tutto. Anche il sangue fuoriuscito dalla ragazza si sta facendo lentamente strada verso il corso d’acqua.

Il sole ormai sta quasi per tramontare e Sam usa la luce rimasta per buttarsi tra le acque gelide, così da potersi rinfrescare e, allo stesso tempo, lavare. Strofina accuratamente il coltello così da rimuovere ogni traccia dell’accaduto, e ne usa la lama per specchiarsi e assicurarsi di non essere ancora macchiato, prima di uscire dal ruscello.

Si toglie gli abiti sporchi e mezzi bagnati, infilandoli nella sacca con la quale è arrivato, assieme all’arma ben avvolta in un panno. In fretta, si infila i suoi soliti abiti e le scarpe, tornando a impersonare il ruolo che gli permette di vivere in società senza destare sospetti.

Lancia un ultimo sguardo alla piccola, gli arti completamente recisi dal corpo, le interiora in bella vista, gli occhi ancora spalancati e pieni di orrore.

Hanno sempre lo stesso sguardo quando muoiono, tutte.

Tutte tranne Beatrice.

Scuote la testa e, raccolto il vestito della sua preda, si incammina tra gli alberi senza più guardarsi indietro.

Adesso, Sam può tornare a riposare.

Adesso, col suo nuovo vestito, il suo trofeo da esporre e col quale crogiolarsi, potrà tenere a bada la fame.

Almeno finché l’odore di quell’ultima dolce vittima non svanirà da quelle stoffe.

Poi, ci sarà bisogno di un nuovo trofeo.

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